Federico Torri in prima linea nell'emergenza sanitaria

La quarantena che ci impone il coronavirus ha modificato significativamente la routine lavorativa degli italiani.

torri

All’interno del nostro club sono tantissime le professionalità che non si sono fermate continuando le proprie attività, fra smartworking casalingo e lavoro in prima linea. Abbiamo raccolto la testimonianza di Federico Torri, 24 anni, trequarti ala della prima squadra dei Cavalieri Union, infermiere e volontario nella gestione delle emergenze.

Ciao Federico, possiamo dire che non è un momento facile per lavorare come infermiere? 

E’ un momento molto difficile, lo dico come infermiere anche a nome dei miei colleghi, ma faccio riferimento a tutto il personale sanitario e al personale di supporto. Io lavoro in una RSA, ma condivido i rischi di chi sta svolgendo il proprio ruolo anche nelle strutture ospedaliere. La sfida al coronavirus ormai è diventata un elemento della nostra quotidianità. Nonostante ciò le preoccupazioni sono tante, anche perché stiamo parlando di una minaccia invisibile che può entrare in casa con noi e toccare di riflesso i nostri cari. Sono speranzoso che gli sforzi che stiamo compiendo produrranno in tempi ragionevoli dei risultati.

Ci racconti il tuo percorso universitario e lavorativo? 

Attualmente sono impiegato in una residenza per anziani anche se dopo aver vinto un concorso pubblico mi trasferirò presto a lavorare presso l’Ospedale di Prato. Ho conseguito la laurea nel 2018 conciliando lo studio universitario, i tirocini pratici e il percorso sportivo con la prima squadra dei Cavalieri Union. Mi sono avvicinato al settore sanitario facendo servizio di volontariato a bordo delle ambulanze durante le emergenze del 118, una attività che mi ha sempre gratificato nonostante gli sforzi sostenuti per conciliare tutti gli impegni di sport e studio.

Il rugby è uno sport che ti spinge a giocare sempre sotto pressione. Questa esperienza accumulata sul campo ti è utile anche sul lavoro? 

Il rugby fa parte della mia vita da più di 10 anni e devo essere onesto, mi sta servendo molto. E’ uno sport di contatto che richiede la massima concentrazione dall’allenamento alla partita. La carica emotiva di un campionato come quello di serie A poi ti spinge a vivere la gara sotto pressione e in sostanza ti crea quella base di controllo per cui riesci a gestire lo stress e l’ansia della professione con più semplicità.


La situazione dei contagi su Prato è sotto controllo? Pensi che si veda un po' di luce in fondo al tunnel? 

Prato ad oggi non è stata colpita con la stessa forza che ha toccato altre zone d’Italia, quindi posso dire in base ai numeri che vengono ufficializzati che la situazione è abbastanza sotto controllo. Da quel poco che posso vedere fuori dal contesto lavorativo mi sembra che i cittadini abbiano risposto bene alle disposizioni delle autorità, soprattutto perché il rispetto del distanziamento sociale ad oggi è l’unica arma che abbiamo per preservarci dai contagi.


Qual è il messaggio più importante che la nostra comunità di sportivi deve assimilare dopo questo periodo di crisi sociale e sanitaria?

Il momento è difficile anche per lo sport. Gli atleti non possono vivere la squadra, il campo, devono trovare soluzioni di allenamento casalinghe e devono farlo sempre nel rispetto delle norme. Mi sembra chiaro che mai come adesso il senso civico debba prevalere su qualsiasi volontà individuale. Il messaggio è semplicemente quello di proseguire con lo stesso rispetto delle regole che abbiamo imparato sul campo da rugby, così che la ripresa di ogni attività possa arrivare prima possibile.

Ufficio Stampa Cavalieri Union Rugby Prato Sesto